I Lego N.Y.
L’ho sempre pensata così. Come la città che avrebbe potuto costruire un bambino con quintali di Lego. Un pezzo sopra l’altro, incastrando i mattoni colorati tra di loro. Da due, quattro, sei pezzi…
I palazzi. Le strade. Le macchine. I negozi. Le divise. I suoni. Le luci. Il carro dei pompieri che sfreccia rosso cromato d’acciaio, con la sua sirena da cartone animato. Gli scuolabus, con gli spigoli arrotondati e morbidi, che sembrano appena usciti da una scatola di giocattoli. Gli alberi, con gli scoiattoli come nei cartoni della Disney. Le scale antincendio. L’asfalto che fuma dai tombini. Le bandiere. Le insegne enormi e lampeggianti. I supermercati, dove una bottiglia di succo d’arancia può pesare cinque chili e avere la forma e il colore di una tanica di benzina. I dog-sitter che camminano trascinati da 20 cani (e altrettanti guinzagli) di tutte le forme e dimensioni. Tutto, a New York, sembra disegnato come lo avrebbe fatto un bambino.
I grattacieli sono alti alti. I taxi gialli gialli. Il parco grande grande. Le strade dritte dritte.
Si chiamano come i numeri, le strade. Ordinatamente, una dopo l’altra, e s’intersecano precise. Quelle orizzontali con quelle verticali, parallele tra di loro. Sono facili da camminarci dentro senza perderti. Anche se, a tratti, ti potrebbe sembrare normale, passeggiando, vedere un’enorme manina calarsi dall’alto, stringere tra il pollice e l’indice il tetto di un taxi per sollevarlo e portarlo altrove. Dieci isolati più in giù. O a dormire dentro un parcheggio. La stessa mano infantile potrebbe prenderti per le spalle e farti salire in cima a un grattacielo in men che non si dica. O “rimetterti dentro la scatola” per un po’…
Mentre ci cammini dentro in quella griglia di strade ti senti piccolo circondato da tanta enormità. Come se il cielo fosse più distante. Piccolo ma onnipotente. Come se qualsiasi desiderio fosse realizzabile. Comprare dei fiori e mezzanotte come farti fare un tatuaggio in pausa pranzo. Fare il giro di tutte le razze e tutte le cucine del mondo con una corsa di metropolitana. Ascoltare jazz mattina, pomeriggio e sera. Entrare in una libreria dove vendono libri usati, suonano musica classica, cucinano zuppe e caffè e regalano preservativi e wi-fi gratuita.
Proprio come in un gioco, dentro la città disegnata dai bambini, tutto è possibile.