Giuliano Pisapia, la speranza non è una strategia
[Milano, Lunedì 5 Dicembre 2011, h. 16.00]
La situazione è molto grave, fatemi avere proposte, buona giornata e buone idee a tutti.
Sto partendo per Valencia, una città che dista meno di due ore da Milano, dove a Dicembre ci sono 25 gradi e puoi pranzare sulla spiaggia, col vento che spazza il cielo di un azzurro vivido e inteso, camminando a piedi nudi sul bagnasciuga.
Ho la tosse insistente da quasi due settimane. Mi brucia la gola. Mi lacrimano gli occhi. A tratti faccio fatica a respirare. E’ la stagione dei cosiddetti “malanni di stagione”, niente di strano, dunque.
Ma se da oltre tre settimane la qualità dell’aria della città in cui vivi è di tre volte sopra la soglia di accettabilità, forse qualcosa di strano c’è. E in certi giorni, non serve nemmeno il responso delle centraline che monitorano il livello delle polveri sottili per accorgersene. Basta annusare l’aria: puzza.
Sto partendo per Valencia e in aereo leggo il Corriere della Sera, nella sezione dedicata a Milano. Leggo che il sindaco Giuliano Pisapia (lo stesso che, per ironia della sorte, aveva promesso di cambiare il vento) ha salutato i suoi assessori di prima mattina con con l’SMS sopra riportato.
Lo leggo e non posso fare a meno di sentirmi profondamente infastidita dall’apparente volontà di condivisione che si cela dietro questa richiesta di partecipazione.
Vivo a Milano da un numero di anni ormai sufficienti per essermi fatta un’idea di come “gira il fumo”. Tutti gli anni, a cominciare da un certo periodo (che casualmente coincide con l’accensione dei sistemi di riscaldamento, per larga parte a gasolio, per larga parte non autonomi – accensione che scatta inesorabile il 15 di ottobre, anche se fuori ci sono ancora 20 gradi) il livello d’inquinamento dell’aria supera le soglie di tollerabilità. Negli ultimi anni, complice un progressivo cambiamento del clima ormai evidente a tutti, le piogge sono distribuite in modo diverso nell’arco dell’anno. Tanti giorni senza una goccia d’acqua seguiti da improvvisi e imperituri scrosci (che portano ad altrettanti subitanei allagamenti). E tutti gli anni si arriva, puntuali come una vigilia e impreparati come scendendo dalla montagna con la piena, a dover fronteggiare «l’emergenza» con improvvisazioni sintomatiche e maldestre: targhe alterne, chiusura temporanea del centro, blocco dei Diesel Euro 3 (Dio solo sa cosa sono), Ecopass, blocco del traffico la domenica (proprio quando uno che ha respirato male tutta la settimana potrebbe voler andare a prendere una boccata d’aria altrove…). Misure improvvisate, che scontentato tutti, per quanto l’illusione di andare a piedi possa essere di un’estetica e un’etica lodevoli e gratificanti.
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